lunedì 13 marzo 2017

Effetto Pigmalione

 
Ovidio nelle sue Metamorfosi, narra di Pigmalione uno scultore che aveva modellato una statua femminile nuda e d'avorio, di cui si era innamorato perdutamente, considerandola il proprio ideale femminile tanto da dormirle accanto nella speranza che un giorno si animasse. La dea Afrodite, impietosendosi del povero Pigmalione, concesse di darle vita. 
Nell'uso comune, che riprende l'opera teatrale di George Bernard Shaw, s'intende per Pigmalione colui che assume il ruolo di docente nei confronti di una persona grezza e incolta, specialmente una donna, plasmandone la personalità, sviluppandone le doti innate e affinandone i modi.
In Psicologia, l'effetto Pigmalione si deve a Robert Rosenthal, in seguito ad una serie di esperimenti. In particolare, spiegò ai dodici alunni di un corso di psicologia sociale come fosse possibile trasmettere a certi topi, la capacità di ripsondere positivamente o meno ad alcuni test di orientamento. A sei studenti fu assegnato un gruppo di trenta topi definiti "discendenti di un ceppo superiore" e quindi dotati di abilità di apprendimento elevate. Agli altri furono dati furono dati altrettanti topi e fu detto loro il contrario.In realtà tra i due gruppi di topi non vi era alcuna differenza genetica. I topi considerati "superiori" dai loro addestratori, però, si comportarono molto meglio dall'inizio dell'esperimento ed ottennero risultati molto superiori rispetto ai topi considerati "non intelligenti". Al termine dell'esperimento, venne chiesto agli osservatori una valutazione dei loro animali. Gli addestratori convinti di aver lavorato con animali superiori li valutarono di conseguenza, aggiungendo che erano dotati di grande curiosità, intelligenza e simpatia! Dissero che avevano spento del tempo a giocare con loro, accarezzandoli e coccolandoli. Differentemente dagli altri studenti che ebbero a che fare con i topi non intelligenti che riportarono giudizi negativi su di essi.
In ambito scolastico, è stato eseguito lo stesso esperimento, ovvero prendendo un campione a caso di ragazzini venne detto agli insegnanti che si trattava di bambini molto dotati, destinati a progredire a livello intellettuale in modo esponenziale. Dopo un anno Rosenthal tornò in quella scuola e le maestre si congratularono con lui per la sorprendente capacità predittiva del test: gli alunni selezionati si erano dimostrati effettivamente i migliori della classe. Questa non era solo un'impressione, i ragazzini erano realmente migliorati. 
Quando questo accade si crea una profezia che si autoavvera, ovvero le aspettative influenzano la percezione di sé con conseguenze sia positive, come in questo effetto, sia negative in termini di costruzione dell'immagine di se stessi. In particolare s'instaura un circolo vizioso per cui, se un insegnante crede che il bambino sia meno dotato si comporterà, in modo inconsapevole, in modo diverso rispetto agli altri; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza, costruendo nel tempo la realtà per cui il bambino è esattamente come l'insegnante si aspettava che fosse.

giovedì 31 marzo 2016

About allattamento

Tutte le donne hanno il diritto di scegliere. Scegliere ciò che é meglio per sé e per il proprio bimbo. Sull'allattamento se ne dicono e raccontano tante ma forse le voci più autorevoli sono proprio le mamme che sanno cosa é meglio oppure no per il proprio piccino. O almeno dovrebbe essere così..

La letteratura é chiara: in natura non esiste l'agalattia ovvero l'assenza di latte da parte della madre. Quindi cos'è che aiuta o rende complicato questa naturale funzione? Per capire ciò che aiuta ad avere questa "predisposizione"naturale, come di consueto facciamo noi strategici, partiamo da ciò che la rende complicata, difficoltosa se non impossibile. 
Le strategie messe in atto dalle mamme che anziché aiutare, peggiorano la situazione iniziano già prima del parto: la preoccupazione che può sfociare in ossessione sulla produzione del latte: il chiodo fisso per la donna é il latte; pensa solo a quello; mette in atto azioni preventive come bere molti liquidi, assumere integratori, scegliere determinati cibi piuttosto che altri che lo possano favorire. In aggiunta farlo diventare l'unico argomento di discussione con parenti, amici e conoscenti, chiedendo rassicurazioni che non vengono poi messe in atto. Tutti questi ingredienti sono utili a creare una ricetta fallimentare: la donna aumenta gradualmente la sua ossessione costruendo poi quello che teme che accada: la profezia si autoavvera. Infatti la donna produce una quantità ridotta di latte e perde gradualmente il piacere di questa naturale funzione. Molte volte questo accade anche durante la suzione che la donna si chieda: "sarà abbastanza?", "quanto avrà preso?", "continuerò ad averne?"..e come per un sortilegio la produzione di latte si blocca, lasciando i bimbi affamati e piangenti. 
Come annunciato prima sono i tentativi di soluzione disfunzionali che ci aiutano a risolvere il problema, così se la mamma già in gravidanza manifesta queste preoccupazioni preventive é necessario aiutarla ad eliminarle gradualmente in modo che evitino di sfociare in una vera ossessione. Tutto ciò grazie anche alla tecnica della peggiore fantasia che permette di evocare tutte le paure correlate all'allattamento, toccarle e farle svanire. In questo modo la donna e futura mamma potrà riprendere fiducia nelle proprie forze e risorse e sentire l'allattamento un piacere e non un dovere.

mercoledì 23 marzo 2016

Comunicando si ama

Saper comunicare in modo efficace all'interno della coppia è possibile, non è qualcosa di utopico, ma è necessario per riuscire nell'impresa, armarsi di pazienza ed esercitarsi molto, senza aspettarsi dei risultati immediati.
Immaginate una barca in mezzo al mare e due coniugi che si sporgono l'uno da un lato e l'altro dall'altro lato, nel tentativo di stabilizzare la barca: lo sforzo è davvero gravoso! Più uno tira dalla sua parte, più l'altro per compensare la forza del partner tira dall'altra...la barca di per sé sarebbe stabile. Berkeley direbbe: "prima solleviamo la polvere e poi diciamo di non poter vedere".
La ricerca empirica ventennale svolta su migliaia di coppie all'interno del centro di terapia strategica di Arezzo, ha evidenziato quali sono le strategie che anziché favorirebbe l'armonia e la complicità nella coppia, creano conflitti, discussioni e tragici misunderstanding.
1) puntualizzare.
2) recriminare.
3) rinfacciare.
4) predicare.

Sono azioni che creano reazioni contrastanti di ribellione, di inquisizione e condanna, di giudizio, di vittimismo fino alla morale da trasgredire.
Frasi come: "te l'avevo detto io" oppure "lascia stare faccio io" oppure biasimare: ovvero quando prima ci complimentiamo con l'altro, poi però sottolineiamo che avrebbe potuto fare meglio oppure di più!
Partendo da ciò che contribuisce s costruire una relazione fallimentare è stato possibile discriminare ciò che invece funziona e crea sintonia, dialogo e condivisione.
1) domandare piuttosto che affermare.
2) chiedere piuttosto che sentenziare.
3) evocare piuttosto che spiegare.
4) agire piuttosto che pensare.
Vi propongo a tal proposito questo breve dialogo dove il compagno sarà persuaso a rispondere con dolcezza ad una compagna che utilizzerà le tecniche in modo efficace.




lunedì 22 febbraio 2016

Lo sminchiato



Chi é? Com'è che si definisce una persona in questo modo? Non é certo mia intenzione essere offensiva o scurrile, ma si tratta di un vero e proprio copione che sempre più spesso, mi tocca dire purtroppo, si riscontra nell'universo maschile. Chi é dunque costui?? Si tratta della persona che ha la tendenza a rimuginare a riflettere su tutto, stare fermo lasciando che gli passino occasioni su occasioni sotto gli occhi ed evitare di agire nei confronti delle donne. Ricorda il personaggio di Dostoevskij nelle "notti bianche" che incapace di farsi avanti con colei che ama tanto fa passare giorni, mesi, anni e la ragazza si bacia e abbraccia con qualcun'altro più audace.
É possibile modificare e migliorare questa modalità disfunzionale di approcciarsi con le donne??
Certo é possibile migliorarsi imparando ad adottare uno stile seduttivo in tutti gli ambiti della propria vita, in modo che un compito eseguito regolarmente diventi con il tempo apprendimento e acquisizione. Una posizione irrigidita infatti sulla mancanza di azione porta alla lunga ad isolarsi e ad evitare di affrontare tutto quello che la vita propone. Dall'altro lato, le donne si lamentano di uomini così "smidollati" che magari guardano, ma non "partono" con il risultato che le donne diventano sempre più sfrontate, braccatrici perdendo la loro naturale femminilità.



giovedì 4 febbraio 2016

Depressione post partum e ruolo del padre


Vi chiederete perché ho deciso di mettere insieme la depressione post partum con il ruolo del padre..lungi da me alludere a forme di causalità lineare ovvero il fatto che la presenza o meno del padre possa causare uno stato tanto tremendo quale la depressione, però é stato ormai chiarito da più parti, come il ruolo del padre soprattutto nei mesi successivi al parto possa contribuire ad una migliore ripresa della madre da tutti i punti di vista.
Non voglio angustiarvi parlando dei sintomi della depressione, che troverete in più portali, ma della sua prevenzione, ovvero di come una donna una volta che ha partorito, possa evitare di trovarsi in una condizione di estrema fragilità emotiva che facilmente la possa portare a disagi più importanti. Cosa succede, dunque, quando una donna esce dall'ospedale, rientra in casa e si trova in questa nuova condizione? Una delle prime situazioni che sento spesso anche dalle mie pazienti o amiche é," mi viene da piangere, eppure dovrei essere felice", oppure, "non riesco ad allattare, o non ho latte a sufficienza, oppure non si attacca come dovrebbe..", oppure ancora, "sono stanca, non dormo mai e quando potrei dormire, penso che devo rimettere la casa, oppure farmi da mangiare...", per poi finire con "la mamma dice questo, la suocera quell'altro, il pediatra un'altra cosa ancora, l'ostetrica dell'ospedale diceva questo..., quella del consultorio tutt'altro" solo per farvi qualche "piccolo" esempio.
Ecco dunque che una donna, ora mamma che avrebbe "solo" il compito di sintonizzarsi con il proprio bambino per poter rispondere a tutte quelle esigenze che di volta in volta richiede, si sente "bombardata" da più parti su atteggiamenti da avere piuttosto che comportamenti da mantenere. La confusione potrebbe portarla al tilt...da una "sana" incapacità di fare alcune cose si può passare ad una totale "mancanza" di energie nel poterlo fare che fa pensare al terribile male, appunto la depressione. Ma discutere di depressione oppure no, non ci dice niente di concreto su "come" poter intervenire, su quali strategie mettere in atto per poter aiutare e sostenere queste mamme in questa situazione. Perché i padri? Come potete notare, nelle lamentele sopraccitate non ho mai menzionato il padre, compagno o marito che sia, secondo voi perché? La maggior parte delle donne che ho avuto il piacere di sentire, di confrontarmi e condividere questa splendida esperienza tendono a metterli da parte in questa fase. C'è chi li protegge dicendo, "dorme da un'altra parte perché sennò la mattina deve lavorare" oppure chi li aggredisce dicendo: "no no lui non può cambiarlo perché non é mica capace?!?"..ognuno di noi si costruisce, ciò che poi subisce...e anche in questo caso, qualcuno di voi si ritroverà in questa posizione e le va anche bene mantenerla, però poi alla lunga diventa pesante e difficile da sostenere.

Quali sono dunque gli "stratagemmi" semplici da adottare per poter prevenire il più possibile condizioni di disagio post parto e allo stesso tempo elevare il padre al suo ruolo? Senza volervi passare una ricetta della spesa uguale per ciascuno, cosa alquanto ridicola poiché ognuno vive la propria esperienza e risponde in modo personale, voglio solo suggerirvi alcuni piccoli espedienti che ho constatato essere fondamentali. 
1.concedersi momenti di sintonia esclusiva madre-bimbo;
2.chiedere aiuto a poche persone fidate e solo quelle;
3.condividere momenti di sana tristezza (bassa autostima, pianti) e di gioia con il proprio partner facendolo partecipare attivamente alla nuova situazione.
Tutto questo permetterà di rafforzare il legame di attaccamento madre - bambino in modo naturale, di poter avere le adeguate informazioni per diventare "abili" da persone professionali e non ma essendo poche sarà più facile seguirle ed infine la condivisione con il partner permetterà da un lato, di prevenire stati morbosi soprattutto a carico della madre, di condividere questo nuovo cambiamento unico e irripetibile che rafforza il rapporto è la complicità di coppia e, dall'altro lato al padre, di sentirsi parte attiva, potendo sperimentare finalmente il ruolo di padre.


giovedì 5 marzo 2015

Il potere é donna

Ognuna di noi donne nella relazione con il proprio partner recita un copione sentimentale che é frutto delle proprie esperienze personali, interpersonali e familiari che si replica di continuo senza a volte esserne consapevole. C'è chi é più Fata, chi strega, chi ancora amazzone oppure crocerossina, ovvero sono modalità di percepire e reagire alla realtà affettiva che si strutturano come stili personali e tendono a mantenersi costanti anche quando si cambiano i partner. Ognuno di questi non é di per sé patologico, ma lo é il suo irrigidirsi in uno schema fisso.
Come é possibile dunque evitare che certe nostre "tendenze" risultino dannose? In quale copione più vi identificate?
I copioni delle donne in amore più frequenti sono 17: divertitevi a seconda delle varie caratteristiche a sentire quale più si avvicina al vostro modo di amare.
1) la fata: adorabile sempre: bella, brava, buona, intelligente, con successo negli studi e nella professione. Il suo limite nella dinamica amorosa sta nel non riuscire a sostenere  una discussione, un conflitto con l'altro. In questo modo per conservare la serenità a tutti i costi, passa sopra a qualunque torto subito e, si lega inevitabilmente a persone scorrette e fedifraghe.
2) colei che cerca il principe azzurro: colei che ha un'elevata stima di sé, sia come bellezza che come capacità sociali, e per questo punta in alto. Purtroppo oggigiorno di principi azzurri (ovvero dotati di charme e capaci di far sentire la propria compagna protetta) ce ne sono ben pochi per cui dopo un po' tendono ad accontentarsi del meno peggio e al primo mantello azzurro che si vede passare accanto, la smania di accaparrarselo sarà inarrestabile. Oppure sono coloro che ritengono di averlo trovato, ma non é in grado di far provare loro i "brividi" così da uomo fascinoso diventa insopportabile melenso.
3) la bella addormentata: aspetto piacevole, ritmi lenti e cadenzati, virtuosa, aspettando il bacio del risveglio dal cavaliere che non arriva, si accontenta del bravo ragazzo conosciuto nei banchi di scuola, oppure il collega gentile.
4) la baciatrice di rospi: con l'amore si può trasformare qualunque tipo di uomo, ovvero voler vedere nel "brutto" quel qualcosa di buono che in realtà non c'è.
5) la seduttrice: intrigante, eleganza, malizia, capacità di incantare, sorriso che non si dimentica. Il limite é vivere in una relazione con un'ammaliatrice produce un continuo stato paranoico di gelosia nel partner.
6) l'amazzone: ostentata sicurezza, energia che sprigiona ad ogni contatto umano, inclinazione al comando. Il limite nella relazione é anche il suo obiettivo ovvero l'inferiorità del partner. Ovvero hanno bisogno di sottomettere il proprio partner, ma una volta sottomesso non é più desiderabile.
7) la camaleontica: dolce e docile delega al partner qualunque decisione. Si adatta a qualunque situazione, e a qualunque gusto mostri il proprio partner. Il limite in questo caso é la mancanza di effetti sorpresa che spezzano la routine affettiva.
8) la strega: sgraziata e trasgressiva. Il limite é esprimersi solo nell'occasionalità difficilmente riescono a instaurare una relazione durevole.
9) la braccatrice: ricerca smaniosa dell'uomo giusto per formare una famiglia o per raggiungere altri obiettivi. Il limite é che per riempirsi la pancia in fretta, divora il primo boccone che trova, non aspettando qualcosa di realmente gustoso.
10) la crocerossina: profondamente altruista, necessita sempre di qualcuno da curare. Il limite é un paradosso perché una volta "curato"il partner malato la relazione si conclude.
11) la dilagante: sprizza energia da ogni poro, sensuale, eccelle in tutto quello che fa. Il limite nella coppia sta nel voler costantemente educare e correggere l'altro.
12) la moralista: inquisitrice di tutto e tutti. Il limite é restare single acida.
13) la manager: ama prendere tutte le decisioni anche quelle che spetterebbero al partner che di solito risulta smidollato. Il limite della coppia é essere tradita.
14) la traghettatrice: aiuta il partner a raggiungere quegli obiettivi che da solo non conseguirebbe. Il limite é collegato al suo obiettivo, in quanto il partner una volta "traghettato" non ha più bisogno di lei e la lascia con i remi in mano.
15) la nave-scuola: colei che si prende un uomo marcatamente più giovane di lei per addestrarlo ad abile maschio con il risultato inevitabile che il giovane la abbandonerà.
16) la leccatrice di ferite: donna che si lega ad un uomo tramortito da ferite amorose passate. Il limite é un destino infausto ovvero sia che si risani, spesso torna con la partner che lo ha fatto soffrire, sia che rimanga tramortito, non avrà una relazione soddisfacente.
17) Penelope: donna piena di virtù come moglie il limite é come la fata ovvero l'uomo spesso la tradisce in cerca di qualcosa di trasgressivo. Oggi però questo copione é recitato dalle amanti ovvero che aspettano che il loro amato lasci la moglie..invano.


E voi a quale copione vi sentite più affine? Spero di non avervi spaventato..ognuna di noi può recitare più di un copione di solito due/tre in cui uno emerge più degli altri e connota il proprio stile personale in amore.
Come evitare i limiti qui sopra descritti? Be' come per ogni medicina, il suo sovradosaggio diviene veleno, così per queste tendenze é necessario saperle gestire conoscendo i propri limiti evitando così di esasperarle verso una direzione rigida.
Magari potremo chiederci "come mi comporterei come se fossi..un altro copione?" Questo ci permetterebbe di aggiungere qualcosa in più di positivo e funzionale all'interno della nostra coppia, in modo da renderci flessibili da un lato, è più desiderabili all'interno della coppia, dall'altro. 
D'altronde come ci ricorda Proust "calma non può esserci nell'amore, perché quel che si é ottenuto é sempre solo un nuovo punto di partenza per desiderare di più".

(Tratto da "gli errori delle donne in amore di G.Nardone)




venerdì 15 novembre 2013

Il desiderio di un figlio



Desiderare un bambino é un aspetto della vita di ognuno di noi estremamente soggettivo: capita infatti di imbattersi in persone, soprattutto donne che sostengono di non avere l'istinto materno, oppure al contrario di desiderarlo ardentemente quasi fosse l'unico obiettivo della loro esistenza. Spesso solo uno dei due partner desidera un figlio, creando inevitabili contrasti all'interno della coppia, che si trova a dover superare la diversità forte di posizioni. Un po' come nel gioco della fune, dove entrambi i contendenti tirano dalla propria parte: in questo caso però nessuno dei due vince, ma nel tentativo di portare uno dei due dalla propria parte, ci si imbatte in litigi continui oppure in incessanti richieste di spiegazioni che ammorbano l'armonia della coppia.
La situazione che però oggigiorno si riscontra con maggior frequenza, é quando il desiderio di avere un bambino diventa un'ossessione. 
Come si può riconoscere di trovarsi a vivere un'ossessione piuttosto che una naturale necessità di maternità?
Le strategie che di solito la persona "ossessionata" mette in atto per raggiungere il suo obiettivo, peraltro in modo infruttuoso sono:
- trattare il partner come "baby machine": più si impronta il rapporto intimo sulla procreazione, più paradossalmente si ottiene frustrazione e crisi;
- cercare posizioni che possano aumentare la possibilità di avere un bambino: più si cercano posizioni "strane" più si irrigidisce il rapporto sessuale, divenendo attività fisica;
- fare il conteggio dei giorni di fertilità oppure continue visite dal ginecologo con ecografie che attestino l'ovulazione;
- socializzare, ovvero parlare dei figli come se fosse l'unico argomento importante, guardando carrozzine, pancioni delle altre donne provando invidia.
Come uscire da questa crisi?
La coppia che decide di avere un bambino e si mette "all'opera" con questo obiettivo si trova già in uno stato di tensione, di stress, si direbbe, poiché più si sforza volontariamente in questa direzione, più si allontana da questa meta, in quanto si perde un aspetto fondamentale della sessualità, cioè l'erotismo. L'erotismo come ricerca del piacere congiunto, é l'elemento fertilizzante per eccellenza, crea sintonia, rilassa i due partner e permette di prepararsi all'arrivo di un pargolo.
Questa via "naturale" e spontanea é ahimè adombrata dalla nuova medicina commercializzata e asettica che fa iniziare percorsi tortuosi sia genetici sia di procreazione assistita anche a coloro che per loro fortuna, non avrebbero alcun problema di fertilità.
Ciò che si nota con grande meraviglia da parte dei partner é che laddove la capacità riproduttiva non sia compromessa, é sufficiente limitare ed evitare quelle strategie disfunzionali illustrate sopra per sbloccare la situazione.
Con la canzone di James Brown , evitiamo la "sex baby", per la "sex machine".


(Tratto dal libro "aiutare i genitori ad aiutare i figli" di Nardone, G.)